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mercoledì 19 febbraio 2014

Le origini di Cristoforo Colombo

Una delle personalità più discusse della storia, Cristoforo Colombo, il più noto dei navigatori di tutti i tempi, scopritore dell’America, il Cristóbal Colón degli spagnoli, il Cristóvão Colombo dei portoghesi.
Davvero molti i documenti in cui lo si definisce “genovese”, e le tracce del Colombo nato a Genova si possono seguire nel capoluogo ligure attraverso itinerari che comprendono la zona di Ponticello, la porta dell'Olivella, dove il padre aveva trovato lavoro, o il museo del mare, dove una sala è dedicata al grande navigatore e ai ritratti o ai documenti che lo riguardano.
Certo moltissimi studiosi di grande fama ritengono molto più probabile l’origine genovese rispetto ad altre ipotesi e tale origine genovese viene ormai accettata in altissima percentuale anche da molti scettici.



Foto 1: ritratto di Cristoforo Colombo - Ghirlandaio



E' anche vero però che “genovese” era spesso definito- soprattutto all’estero- chiunque venisse dal territorio della Repubblica di Genova, territorio ben più ampio di quello del solo capoluogo, e così anche diversi paesi della Liguria se ne contendono la nascita, da Terrarossa di Moconesi, a Chiusanico, a Cogoleto.
Non si può dire di essere arrivati ancora ad una assoluta chiarezza sugli spostamenti della famiglia ne’ sulle sue origini: secondo alcuni al momento della nascita di Cristoforo la famiglia si sarebbe trovata a Calvi, in Corsica –ai tempi compresa nel territorio della Repubblica di Genova- secondo altri invece la famiglia, proveniente dalla valle Fontanabuona nell’entroterra di Genova, sarebbe stata residente nel capoluogo ligure in quanto il padre aveva trovato lavoro presso la porta dell’Olivella di questa stessa città, e a Genova si conservano anche i resti della “casa” in seguito acquistata dalla famiglia Colombo, quando Cristoforo aveva pochi anni, nel quartiere di Ponticello.
Gli spagnoli lo esigono spagnolo e i portoghesi portoghese, ma anche la Polonia ha voluto dire la sua proponendolo come un principe di origini polacche.

Per restare in Italia c’è chi ha avanzato l’ipotesi di un’origine sarda, chi lo vuol nato a Cuccaro Monferrato, chi a Bettola, nel piacentino.
Certo la confusione deriva anche dalla frequenza di quel nome e di quel cognome nel XV secolo, nome che in realtà potrebbe riferirsi a personaggi differenti e semplicemente omonimi.
Se si visita Genova certo si può ripartire convinti che Cristoforo fosse nato lì, ma una grande attenzione deve esercitare anche lo studio dei documenti che concernono ad esempio le origini cogoletesi.

COGOLETO… E’ in una casa di quest’ultimo paese che si conserva un affresco con epigrafe riferita alla nascita, proprio in quel luogo, di un Cristoforo Colombo, omonimo del Cristoforo di Genova ma nato circa quindici anni prima.  E studi recenti hanno portato a pubblicazioni e alla riscoperta di documenti che avvalorano l'ipotesi che lo scopritore dell'America fosse in realtà il Cristoforo nato a Cogoleto. Un'ipotesi un tempo molto più accreditata di oggi, se si pensa che a visitare la casa natale di Cogoleto si recarono, tra gli altri, Alexandre Dumas, il principe che diventerà Federico III di Germania, e gli stessi Savoia.


 Foto 2: ritratto di Colombo conservato nel palazzo del Comune di Cogoleto


Un sito recente dell’esperto di storia locale Antonio Calcagno riguardante il Cristoforo Colombo di Cogoleto cerca di gettare un po’ di luce su quest’ipotesi che effettivamente di credibilità ne ha molta.


martedì 18 febbraio 2014

Cosa visitare a Portofino




La visita di Portofino ci immerge in un’atmosfera forse meno autentica rispetto a cittadine come Camogli ma ben più esclusiva, in quanto Portofino, l’antica “Portus delphini” di Plinio, anch’essa antico borgo di pescatori, fu scoperta già dalla metà dell’Ottocento da ricchi inglesi e frequentata, soprattutto nel periodo tra le due guerre e negli anni ’60 da principi, principesse, gente di spettacolo, famosi attori e uomini politici.
Ancora nel borgo si possono leggere i segni della storia e delle tradizioni più antiche: nel trecentesco Oratorio di Santa Maria Assunta, coi suoi due crocifissi da processione, nella Chiesa parrocchiale di S.Martino, che conserva una splendida “Pietà” in legno, opera scultorea settecentesca della bottega di Anton Maria Maragliano e una pala d’altare cinquecentesca, e nella Chiesa di S.Giorgio dove ancora sono conservate le reliquie del Santo protettore del borgo. Raggiungere a piedi questa Chiesetta significa godere di uno spettacolare panorama sul borgo e sulla costa sud del Monte di Portofino oggi Parco Naturale Regionale ed uno tra i primi parchi naturali ad essere costituiti in Italia.
Suggestive ed affascinanti le ville storiche che si possono ammirare dalla piazzetta, come il castello Brown, antica fortezza trasformata in residenza privata alla metà dell’Ottocento dal primo frequentatore assiduo di Portofino, il console inglese a Genova Lord Brown, o altre piu’ nascoste e immerse tra il verde del parco naturale e degli uliveti.
Rilassante e immersa nel verde della natura la passeggiata che sale proprio fino al castello Brown, che è visitabile, e prosegue fino al faro, da cui si gode di un’incantevole panorama su tutto il golfo del Tigullio.


Cosa visitare a Camogli


Camogli è una cittadina che ancora conserva il ricordo del pittoresco borgo di pescatori, soprannominato anche il "borgo dei mille bianchi velieri" a ricordo di una delle più importanti flotte della Riviera nell'Ottocento, quando i brigantini di Camogli solcavano tutto il Mediterraneo spingendosi fino al Mar Nero.
Il centro storico si sviluppa tutto intorno al porticciolo, con la ricca Chiesa di Santa Maria Assunta, il castello Dragone e le belle case colorate, decorate a "trompe l'œil".
La sua peculiarità è che, a differenza di altri paesi costieri, la pesca ha ancora un ruolo determinante nell'economia del borgo, il quale ha mantenuto intatto fino ad oggi il suo caratteristico aspetto urbanistico poco trasformato dal fenomeno turistico. Passeggiando per il paese si possono ammirare i tradizionali gozzi e i pescherecci nel porticciolo, mentre le reti dei pescatori sono spesso stese ad asciugare sulla piazza. E' qui che in maggio si svolge la sagra del pesce: quintali di acciughe e sardine vengono offerti dai pescatori a fronte di un pagamento minimo e fritti in una enorme padella da guinness dei primati, esposte in fondo alla passeggiata.

Dal passo del Turchino a punta Martin

ALTA VIA DEI MONTI LIGURI: Dal Passo del Turchino a Punta Martin


 Foto 1: Punta Martin in una grigia giornata di dicembre


Il Passo del Turchino, 594 m, divide la Val Leira dalla Valle Stura si raggiunge sia in auto sia con i mezzi pubblici, da sud partendo da Voltri, quartiere occidentale di Genova (12 Km), da nord si raggiunge da Ovada (25 Km).
Il valico si attraversa in auto con una galleria, posta a 532 m s.l.m.
Il toponimo “Turchino” deriva dalla presenza di minerali azzurri che affiorano nei pressi del valico.
Si individua con facilità il segnavia dell'AVML; il tracciato passa sul lato nord della galleria; si segue il sentiero, inizialmente in salita, in direzione est, e si attraversano piccole radure e boschi di carpino e nocciolo. Si sale oltrepassando il Monte Ottine (725 m); l'itinerario si mantiene sul versante settentrionale dello spartiacque.
Un tratto in lieve discesa ci porta ad un valico, Passo del Veleno o Giovo Piatto (660 m).
La successiva salita ci porta ad un vasto altopiano a quota 850/900 m.
Si tratta di un ambiente particolarmente povero di vegetazione e di suolo a causa del substrato roccioso costituito da un vasto affioramento di rocce ofiolitiche (geologicamente le rocce appartengono al “Gruppo di Voltri), in particolare serpentinite, che condiziona, insieme alle caratteristiche climatiche della zona, la copertura vegetale.


Foto 2: la neviera di punta Martin


Questa zona, valutata nel suo rapporto attuale e passato con la città, per le sue caratteristiche impervie, è stata sfruttata solo per il pascolo e la fienagione, per questo prevalgono gli ambienti naturali.
Il sentiero passa accanto ad una costruzione di pietra: si tratta di una delle numerose strutture di questo tipo presenti nella zona, le “baracche de pria”, edifici in pietra dedicati ad utilizzi tradizionali.
Si giunge in vista della poco definita vetta del Monte Pennello (995 m) e si piega a destra in direzione del contrafforte roccioso di Punta Martin.
Poco sotto la vetta del Monte Pennello ci sono due bivacchi, GEP (Gruppo Escursionisti Pegli) e G.B.. Zucchelli; si tratta di due ex-casermette della difesa contraerea, adattate a ricovero.
Sempre in prossimità del Monte Pennello, sul lato orientale, è presente un giardino botanico, situato in una zona umida; è stato realizzato nel 1997 con lo scopo di favorire la conoscenza della flora locale.
Dopo poche centinaia di metri si giunge sulla sommità di Punta Martin, 1001 m (croce), posta sul versante marittimo; il toponimo sembra derivare dal nome di un suo antico proprietario.

Punta Martin arrivando dal Monte Pennello
Il panorama è assai vasto verso la riviera (nelle limpide giornate invernali è possibile scorgere la Corsica) e anche verso l'interno; verso sud-est l'altopiano degrada verso il quartiere di Pegli, viene localmente chiamato “a scaggia”, mentre verso nord si vedono le ondulazioni dei Piani di Praglia.
Il ritorno si svolge lungo il percorso dell'andata.
SEGNAVIA: Alta Via dei Monti Liguri
TEMPO di PERCORRENZA: circa 4 ore A/R

By: Andrea Percivale - Guida ambientale escursionistica 

giovedì 13 febbraio 2014

Cosa visitare a Genova

....  in due ore o in un giorno


Genova, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, Repubblica marinara tra le più potenti del Mediterraneo, difficile da scoprire e da gustare per il visitatore poco attento, suddivisa in una miriade di piccoli borghi, quasi singoli paesi nascosti negli angoli più impensati. Il centro storico è uno dei più grandi in Europa, un intrico di vicoli scuri e brulicanti di vita, da cui si sbuca in strade soleggiate tra le più belle del Rinascimento e dell'età moderna e contemporanea.

Chi la visita con la passione di volerla scoprire e comprendere ne resta affascinato e desidera tornare. Meglio in una giornata di sole, seppur l'atmosfera dei vicoli si apprezzi anche con la pioggia.


La visita con guide turistiche abilitate permette di trovare subito quello che si cerca, ciò che si desidera vedere. 
Se si è soli, in una giornata in cui non ci sono partenze di visite guidate riservate ad individuali, se non si ha la possibilità di pagare una guida tutta per se', o se si vuole organizzare un proprio programma in centro storico, senza mezzi quali auto o pullman, ma solo a piedi, basta parcheggiare nella zona dell'acquario, prendere una cartina della città all'ufficio informazioni lì vicino... e questo è quanto assolutamente non si può perdere in un giro di 2-3 ore: 

- "i carruggi" intorno al porto che comprendono anche via del Campo, il vicolo reso noto dalla canzone di Fabrizio De Andrè. Uno degli accessi migliori è, davanti al "Galata museo del mare e della navigazione", la porta dei "Vacca" (nome di un'antica famiglia) oppure davanti all'hotel "NH Marina" la via al ponte Calvi, o ancora, subito dietro l'imponente palazzo San Giorgio, nei pressi dell'acquario, via al ponte Reale.
- piazza Banchi e piazza San Matteo, antico quartiere privato della famiglia Doria, che stupiscono per i segni ancora tangibili di un glorioso passato
- la Cattedrale di San Lorenzo e palazzo Ducale, i due monumenti più rappresentativi della grandezza della città
- la barocca Chiesa del Gesù
- la casa di Cristoforo Colombo e le antiche mura del XII secolo, con porta Soprana, ancora fiera della sua funzione di difesa
- via Garibaldi, la "strada del Rinascimento più bella in Italia" e i palazzi Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco
Durante questo tour, in giorno feriale, si possono scoprire le antiche botteghe storiche, ancora conservate come un tempo. E si passa dagli antichi macelli alla zona del vecchio bordello ai palazzi sontuosi della Genova rinascimentale e barocca in un'apoteosi di contrasti accesi.


Se avete più tempo e siete interessati alla storia o alle Chiese romaniche, merita una visita la collina di Castello e i suoi antichi monumenti, lassù la città è nata nella lontana età preromana- oppure, per contrasto, perchè no, si consiglia di non dimenticare di godere della luminosità di piazza De Ferrari e dell'intensa vita di via XX settembre, una delle strade dello shopping di oggi che conduce giù verso il "mercato orientale" e verso l'arco monumentale e i giardini di piazza della Vittoria.


Dal centro storico una scappata con l'ascensore di Castelletto (da piazza Portello) a stupirsi del panorama sui tetti della città vecchia può far comprendere molto del rapporto tra Genova e il mare, il porto, la collina. E ancor più in alto ci porta la funicolare Zecca-Righi (da piazza della Zecca), fino quasi ai piedi delle fortificazioni che circondano il centro. 


Genova città d'arte e di musei non finisce di stupire e avere il tempo per poter entrare in uno dei suoi palazzi-musei potrebbe lasciare senza fiato. Dei 42 palazzi patrimonio dell'Umanità certo valgono la pena di una visita:
- il museo di Strada Nuova (palazzi Bianco Rosso e Tursi)
- palazzo Spinola coi suoi due piani nobili, le antiche cucine e le collezioni d'arte
- palazzo Reale in via Balbi, proprietà prima dei Balbi, poi dei Durazzo, poi dei Savoia


Non sono i soli, non sono gli unici, ma oggi ci siamo mossi solo a piedi. E tutto quello che è stato indicato certo non siamo riusciti a vederlo. Bisogna scegliere...

Domani forse decideremo di fermarci ancora qui... e magari, perchè no... andare anche a sentire il profumo del salino, là dove viveva una gatta con una "macchia nera sul muso e una vecchia soffitta vicino al mare".